domenica 10 marzo 2019

Giovanni Parisi: la guerra nei Balcani

La notte del 1º dicembre 1941 il distaccamento di Bučje, piccolo villaggio Serbo al confine col Montenegro, veniva attaccato da circa 200 guerriglieri locali. Un’aggressione che un piccolo gruppo di soldati, 19 militari della Regia Guardia di Finanza, ha contrastato con coraggio ed audacia ma che alla fine ha visto il trionfo dei ribelli.

Tra i superstiti di quel tragico combattimento, avvenuto all’ombra della più famosa battaglia di Pljevlja, il miloto Giovanni Parisi di cui cercheremo di ricordarne la figura e le gesta.

Giovanni Parisi all'età di 24 anni
Secondo di quattro fratelli, Giovanni nacque a Mili San Marco il 15 aprile 1904. Nel paese nativo trascorre i propri anni giovanili, consegue la 4a elementare ed impara il mestiere del falegname. Purtroppo conosce, ancor bambino, gli effetti che la grande guerra aveva prodotto nel messinese soprattutto la fame del 1918, conseguente all’affondamento di numerosi piroscafi che trasportavano viveri nelle acque dello Stretto.

Il 20 novembre 1923, a soli 19 anni, si arruola nella Regia Guardia di Finanza. Dapprima presta servizio nella legione territoriale di Trento, poi in quella di Bari, di Messina, di Trieste e, per finire, di Firenze dove resterà fino al 10 giugno 1940, data che segna l’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale.

Giovanni Parisi all'età di 19 anni
Per ben capire gli anni in cui Giovanni si muove bisogna fare una piccola sintesi degli eventi più importati che sono accaduti, in Italia, in quegli anni.

Dal 30 ottobre 1922 era salito al governo Benito Mussolini. Sotto il suo potere il 2 ottobre 1935 prese il via la campagna d'Etiopia e il 9 maggio 1936 venne proclamato la nascita dell’Impero.

Con il desiderio del fascismo di allargare sempre più i propri confini iniziano i primi tentativi di espandere la propria influenza verso l’Europa centro orientale. Tuttavia con l’Anschluss tedesca dell’Austria nel 1938 e con l’occupazione di Praga e di tutta la Cecoslovacchia nel marzo del 1939, la situazione nei Balcani volgeva a favore della potenza germanica.

Il ministro degli esteri del Duce, Galeazzo Ciano, vede le conquiste tedesche come una situazione umiliante nei confronti degli italiani; così il 7 aprile 1939 l'Italia occupò l'Albania e due giorni dopo ne sancì l'annessione.

Il 22 maggio 1939 Benito Mussolini strinse il Patto d'Acciaio con la Germania nazista e il 1 settembre 1939, con l’invasione della Polonia sempre da parte della Germania, iniziava ufficialmente la seconda guerra mondiale.

Compagnia della Guardia di Finanza
Il 25 marzo 1941 anche la Jugoslava decide di allearsi con l’Asse ma un colpo di Stato supportato dai britannici appena due giorni dopo mette in dubbio la partecipazione della Jugoslavia nell’alleanza. Per questo motivo Hitler decide di invadere il popolo slavo.

Dopo una campagna rapidissima, la Jugoslava firma la resa il 17 aprile 1941.

Il 21 aprile 1941 Ciano incontra, a Vienna, Von Ribbentrop, ministro degli esteri della Germania nazista, da cui apprende, senza poter trattare, quali territori Hitler avesse deciso di spartire con l’Italia e gli altri alleati dell’Asse. Alla penisola spetta il Kosovo, alcune zone della Macedonia, il Montenegro, Cattaro e la parte meridionale e più povera della Slovenia con alla capitale Lubiana.

Tutto il territorio del Montenegro fu occupato e presidiato dalla 18ª Divisione fanteria Messina, dai Reali Carabinieri, dal Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza e dalla Guardia di Finanza.

Territori montenegrini durante la II Guerra Mondiale (1941-1944)
Il 26 aprile 1941 Giovanni Parisi viene destinato al VI Battaglione con il quale raggiunge il porto di Bari e da cui s’imbarcherà alla volta di Durazzo per poi raggiungere le zone più interne della penisola balcanica.

Il Montenegro inizialmente sotto un governo civile, passa sotto un controllo di tipo militare dopo pochi mesi, nel luglio 1941, in seguito ad una pesantissima rivolta interna. Il primo governatore è Pirzio Biroli, repressore durissimo, per poter essere d’esempio verso tutti i rivoltosi.

Il 12 luglio 1941 fu proclamato a Cettigne, sotto il protettorato dell'Italia, il libero e indipendente Regno di Montenegro. Il giorno seguente la popolazione montenegrina insorse, sotto la guida di alcuni ufficiali nazionalisti del disciolto esercito e di importanti esponenti del Partito Comunista Jugoslavo.

L'insurrezione popolare ebbe successo e in sette giorni prese il controllo delle campagne sconfiggendo i reparti del Regio Esercito Italiano e impadronendosi di ingenti quantitativi di armi e altro materiale bellico. Come reazione il Comando Supremo del Regio Esercito Italiano trasferì in Montenegro sei divisioni, ottenendo così la riconquista e il controllo quasi totale del territorio.

La controreazione montenegrina e slava fu la creazione strutturata di numerose formazioni partigiane con una forte presenza di comandanti, tra cui spicca quello di Josip Broz più conosciuto con il nome di battaglia di Tito.

Giovanni Parisi alla guida di una camionetta
Nel novembre 1941 le formazioni partigiane comuniste organizzarono circa 5.000 uomini per conquistare la città di Pljevlja, sede della 5ª Divisione alpina Pusteria. Il 1º dicembre 1941 ci fu la più sanguinosa battaglia dei partigiani slavi contro gli italiani. Le perdite in vite umane furono altissime da entrambe le parti: 74 morti tra gli italiani, 203 morti tra gli Jugoslavia.

La stessa notte anche il distaccamento di Bučje veniva attaccato violentemente da circa 200 ribelli comunisti. Il Comandante, Sotto-brigadiere Giovanni Di Pietto sistemava subito a difesa i 19 militari dipendenti, cercando di tenere a distanza gli aggressori. Cadeva subito il finanziere Michele Nobile addetto al rifornimento di una arma automatica.

Alle 8 del mattino, all’intimazione di resa, pena la morte, il comandante Di Pietto rispondeva con un netto rifiuto e continuava a resistere. Giovanni Parisi viene ferito gravemente accasciandosi al suolo. Arriva un'altra intimazione di resa e ancora un'altro rifiuto, finché esaurite le munizioni l’eroico manipolo di Fiamme Gialle cede e viene catturato ad eccezione proprio di Giovanni Parisi lasciato abbandonato nella caserma perché gravemente ferito alla caviglia.

Giovanni Parisi resterà ferito sul posto per 7 giorni: da lunedì 1 dicembre a lunedì 8 dicembre giorno in cui verrà trasportato all’infermeria di Prijepolje del battaglione Bolzano. Il sopravvivere ad una lunga agonia di ben 7 giorni, al freddo dicembrino Jugoslavo, ferito e senza cibo sono per Giovanni il frutto di un miracolo, ed essere salvato proprio l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione, lo porterà per tutta la sua lunga vita ad avere una devozione assoluta verso la Madonna.

Nave Sicilia a Bari, 1941
Inizierà per lui un lunghissimo calvario: ospedale da campo n.643, ospedale attendato n.73, ospedale da campo n. 445, ospedale da campo n.176 e ospedale da campo n.833.

Il 31 maggio 1942 viene imbarcato sulla nave ospedaliera Sicilia. Sbarcherà a Bari dove resterà ricoverato nell’Ospedale Militare di Riserva di Gioia del Colle sino al 3 giugno del 1943. Quella ferita lo renderà permanentemente non idoneo al servizio militare, e dopo una convalescenza lunga più di tre anni verrà collocato in congedo assoluto.

La diagnosi: esiti permanente di ferita di arma da fuoco al piede sinistro con anchilosi dell’articolazione tibio-astragalica.

Rientrato a Mili San Marco, Giovanni Parisi inizia a cercare un nuovo lavoro. Lo troverà presso la Sanderson-Bosurgi di Pistunina, una delle più antiche ditte agrumarie del mondo, dove il 2 febbraio 1945 è assunto con la qualifica di portiere e dove vi lavorerà fino al 8 agosto 1964, data del suo pensionamento.

Stabilimento Sanderson-Bosurgi, 1932 in un quadro di Louis Christian Hess
Fondata nel 1817 dall'inglese William Sanderson, la proprietà dell’azienda era passata negli anni alla famiglia Bosurgi: il chimico messinese Giuseppe Bosurgi, sino al 1935, la moglie Adriana Caneva di Rivarolo sino al 1963, i figli Leone ed Emilio fino al fallimento dell’azienda nel 1981.

Nel 28 agosto 1950 il Comandante Generale della Guardia Finanza, Generale Raffaele Pelligra, conferisce a Giovanni Parisi la croce al merito di guerra.

Croce al merito di guerraCroce al merito di guerra
Nella comunità milese Giovanni Parisi è stato uno dei collaboratori più cari del compianto Padre Antonio Irrera, ed assieme a Paolo Merlino, a suor Sistina, alla sig.na Graziella e a tutte le persone che per ben 50 anni si sono affiancate, ha prestato un servizio importante nella chiesa di Mili San Marco, impegnato su vari fronti: dal ministero liturgico all’associazionismo.

Gruppo parrocchiale

Il 15 aprile 2004 ha festeggiato i suoi 100 anni circondato dall’abbraccio di tutto il paese che ha festeggiato con lui il raggiungimento dell’importante traguardo. Ad omaggiare il fortunato traguardo anche un riconoscimento dall’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, di cui era socio fin dal 1945.

Giovanni Parisi festeggia i 100 anni
Giovanni Parisi moriva il 3 febbraio del 2006, all'età di 101 anni. Questo articolo è dedicato al suo coraggio e alla sua memoria nonché al ricordo di tutti i valorosi militari che parteciparono a quello scontro epico.

Bibliografia e link:
M. Poveromo, I nostri morti nella guerra 1940-1945 - Vol.II, Udine, T.E.A.G.F, 1949
Luca De Fassi, Occupazione italiana nei [...]lucadefassi.wordpress.com, [02/07/2017]
Wikipedia, Seconda guerra mondiale, www.wikipedia.org, [02/07/2017]
Wikipedia, Occupazione italiana del Montenegro [...], www.wikipedia.org, [02/07/2017]

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