domenica 4 marzo 2012

Santo Messina: la battaglia di Capo Spada

Alle 9.00 del 19 Luglio 1940, a seguito di una violenta battaglia navale contro una formazione britannica, il regio incrociatore Bartolomeo Colleoni si inabissava a circa 6 miglia da Capo Spada. Tra i superstiti di quel tragico combattimento c'era anche il miloto Santo Messina di cui cercheremo di ricordarne le gesta.

Santo Messina
Terzo di sei fratelli, Santo Messina nacque a Mili San Marco il 6 gennaio 1918. Trascorsi gli anni giovanile circondato dal calore dei suoi cari e nell'abbraccio del nostro paese, non trovando lavoro, decise a soli 17 anni di arruolarsi in Marina. Dopo il periodo di addestramento a Maridepocar Taranto, oggi Maricentro, fu imbarcato sul regio incrociatore Bartolomeo Colleoni con cui condividerà ben cinque anni delle propria vita, fino al giorno del tragico affondamento.

L'incrociatore leggero Bartolomeo Colleoni, battezzato così in onore del capitano di ventura del XIV secolo, apparteneva insieme ad altre tre navi, alla cosìddetta classe condottieri. Si trattava di un nuovo tipo di incrociatori, pesantemente armati, ma dotati di scarsa protezione, al fine di aumentarne la velocità e potere così fronteggiare le nuove navi francesi, ipotetiche future nemiche, che difatto non incontrarono mai. La protezione subacquea era inesistente per cui le quattro unità furono tutte affondate da siluri che esplosero sotto la linea di galleggiamento.

Classe condottieri Servizio
Alberto di Giussano1930-1941
Alberico da Barbiano1930-1941
Bartolomeo Colleoni1930-1940
Giovanni dalle Bande Nere1930-1942

Il Colleoni, in particolare, venne costruito dai Cantieri Ansaldo di Genova tra il 1928 e il 1930 e preso in consegna dalla Regia Marina il 10 Febbraio 1932. Progettato dal Generale del Genio Navale Giuseppe Vian era lungo 170 metri e poteva raggiungere i 37 nodi di velocità. Disponeva, inoltre, di due idrovolanti per la ricognizione aerea che sarebbero stati la sua salvezza e che invece non furono mai usati.

Regio Incrociatore Bartolomeo Colleoni, 1930
Santo Messina aveva solo 18 anni quando s'imbarca sul Colleoni. L'incrociatore effettua dapprima diverse crociere e missioni di scorta ai piroscafi per poi recarsi nell'Ottobre del 1936 a Barcellona per la protezione di nostri connazionali durante la guerra civile spagnola.

Il 16 Novembre 1938 la nave salpa dal porto di La Spezia diretta in Cina. Viene mandata a sostituire il Raimondo Montecuccoli di stanza in Estremo Oriente e raggiungerà Shanghai il 23 Dicembre dello stesso anno, dopo aver sostato a Napoli, Port Said, Suez, Massaua, Colombo ed Hong Kong.

Durante la sua permanenza in Estremo Oriente Santo visita Tsingtao, Chefoo, Chingwantao, Dairen, Kobe, Yokohama, Nagasaki, Wei-Hai-Wei e Petaiho. Ma il 1° Ottobre 1939, dopo l'attacco della Germania alla Polonia, il Colleoni riceve l'ordine di rimpatriare e lascia Shanghai, giungendo a Gaeta il 28 Ottobre dello stesso anno, passando per Singapore, Colombo e Massaua.

Il 10 giugno 1940, giorno stesso della dichiarazione di guerra, viene mandato a proteggere un'operazione di posa di mine nel Canale di Sicilia. Dal 2 al 4 Luglio partecipa alla scorta di un convoglio, il piroscafo Esperia e la motonave Victoria, partito da Tripoli per Napoli. Fra il 6 e l'8 Luglio assicura la scorta ad un convoglio diretto da Napoli a Bengasi. Dopodichè la Seconda Divisione, composta dallo stesso Colleoni e dal Bande Nere, viene dislocata a Tripoli.

L'incrociatore Bartolomeo Colleoni in navigazione di guerra
La sera del 17 Luglio 1940 Supermarina, decide di trasferire gli incrociatori alla base navale dell'isola di Lero, nel Mare Egeo, per iniziare ad effettuare scorrerie contro il traffico navale inglese. Per la cronaca: Supermarina era il nome dato al Comando Superiore della Regia Marina durante la seconda guerra mondiale.

Alle ore 21.00 la nave, al comando del Capitano di Vascello Umberto Novaro, lasciò Tripoli unitamente all’incrociatore Giovanni delle Bande Nere. Il comando di questa formazione composta dai due incrociatori era affidato all’Ammiraglio di Divisione Ferdinando Casardi imbarcato sul Bande Nere. Il viaggio comincia senza intoppi ma non vengono inviati in avanscoperta gli idrovolanti, perchè il loro lancio rallenterebbe la navigazione e sottoporrebbe le navi al rischio di un attacco dei sommergibili, sopratutto nelle fasi di recupero dei velivoli.

La mattina del 19 Luglio 1940 le due navi furono intercettate da una formazione navale inglese composta da un incrociatore, il Sydney, e dai cacciatorpedinieri Hyperion, Ilex, Hero, Hasty e Havock.

La Battaglia di Capo Spada, 14 Luglio 1940
Le navi inglesi aprirono subito il fuoco e, benché avessero cannoni da 120 mm rispetto ai 152 mm degli incrociatori italiani, senza adeguata protezione verticale, il Sydney riuscì a colpire il Bande Nere che reagì al fuoco ma senza risultato. Dopo circa una ora di scambi di colpi, il Colleoni fu colpito all’apparato motore ed al timone, rimanendo immobile, ciò nonostante continuò a sparare con i cannoni da 100 mm manovrati a mano per la conseguente avaria degli impianti.

Il Bande Nere, riuscito a sfuggire al Sydney che era rimasto senza munizioni, ebbe la possibilità di rientrare a Bengasi. Il Colleoni rimase in balia delle navi inglesi che concentrarono tutte le artiglierie su di esso. Un altro colpo centrò la sala macchine ed il fumo invase tutti i locali sottocoperta.

Il Colleoni, già colpito, sotto il tiro delle navi britanniche
La nave aveva già la prua immersa, quando un’altra salva di cannonate distrusse completamente la parte prodiera. Alle ore 8.30 i cacciatorpedinieri Havack e Ilex completarono l’opera con il lancio di altri siluri. Il Colleoni, con l’acqua che arrivava alla coperta, sbandò sul lato sinistro e scomparve negli abissi, a circa sei miglia da Capo Spada, punta nord-ovest dell’isola di Creta.

Porterà con se 4 ufficiali, 17 sottufficiali e 100 tra sottocapi e comuni.

Il Colleoni in preda alle fiamme poco prima dell'affondamento
Santo Messina venne scaraventato in mare dalle forte esplosioni. Issatosi su di una scialuppa di salvataggio fu salvato da una nave inglese e portato, insieme ad altri 525 suoi compagni, in un campo provvisorio di P.O.W, Prisonier Of War a Geneifa in Egitto, nei pressi del Grande Lago.

La Regia Marina intanto aveva prontamente comunicato alla famiglia che il proprio congiunto era disperso. E fu sempre il regio comando che sollevò i famigliari del marinaio dall'angoscia e dallo sconforto in cui erano caduti.

Quella mattina le sue sorelle, Maria, Agata e Peppina Messina, avevano appena finito di ricamare una tovaglia da donare alla nostra chiesa quando un portalettere consegna loro un telegramma. Era proprio quello della Regia Marina che in modo conciso e lapidario comunicava che Santo era «salvo et prigioniero in Egitto».

Dopo un breve soggiorno nel campo di prigionia egiziano fu imbarcato, assieme ad altri prigionieri su un piroscafo per essere trasferito in India. Giunti nello stato asiatico fu internato nel Campo n.6, nelle vicinanze di Bombay (oggi Mumbai).

Santo Messina nel Campo n.6, Bombay
Ancora, la Regia Marina fece sapere alla famiglia che il loro congiunto si trovava prigioniero in India e diede indicazioni di come fargli pervenire la corrispondenza, ovvero inoltrata a mezzo del Ministero della Marina, secondo le Convenzioni Internazionali sui prigionieri di guerra. Anche Santo scrisse alla sua famiglia come testimonia questa lettera spediata dal campo di prigionia il 14 Gen 1943 e indirizzata alla sorella Peppina, abitante in Via Marodda, Mili San Marco.

Lettera (fronte)Lettera (retro)
Dopo qualche tempo ancora fu trasferito in Inghilterra. Il viaggio su vecchie navi a vapore fu avventuroso perché queste carrette del mare erano spesso preda dei siluri dei sommergibili tedeschi ed italiani. E infatti, molti prigionieri italiani in corso di trasferimento per via mare trovarono la morte proprio per via di «fuoco amico».

Finalmente arriva nel Regno Unito dove viene internato in un nuovo campo di concentramento, e sempre sotto prigionia, inizia a lavorare per gli Inglesi. Principalmente viene impiegato nel lavoro dei campi ma anche, in fabbrica e per la costruzione delle ferrovie regionali.

I prigionieri italiani non crearono mai problemi di ordine pubblico e il periodo inglese fu, tutto sommato, un periodo relativamente calmo dove anche il cibo era accettabile rispetto agli altri campi sparsi per il mondo.

Nel 1945, finita la guerra venne rimpatriato in Italia, nella sua Mili San Marco. Purtroppo, neanche dieci anni dopo la situazione sembrava cambiata, e il giovane Santo non riuscì mai a trovare un lavoro soddisfacente nella sua città.

Venne persuaso da un capitano della Polizia di Messina a presentare domanda nel Corpo di Pubblica Sicurezza e qualche tempo dopo divenne un agente.

Dapprima prestò servizio a Mirandola (Modena) e in seguito a Pontedera (Pisa) dove si sposò con la milota Sarina Cucinotta († 2011) e da cui ebbe due figli, Maria e Giuseppe.

Santo Messina in divisa da poliziotto
Santo Messina moriva il 23 Marzo del 2013, all'età di 95 anni. Questo articolo è dedicato al suo coraggio e alla sua memoria nonché al ricordo di tutti i valorosi marinai che parteciparono a quello scontro epico.

Sitografia:
Antonio Cimmino, Il marinaio Pietro Turi dall'affondamento dell'incrociatore Colleoni alla prigionia in India ed Inghilterra, www.marinai.it, [04/03/2012]

8 commenti :

  1. Ciao Marco,
    sono Giuseppe, il figlio di Santo, ho letto questo bellissimo articolo che mi ha segnalato mio cugino Nicola Merlino.
    Prima di tutto volevo ringraziarti perche hai fatto felice anche mio padre;ottima ricostruzione !
    Io vivo da piu' di 2 anni in Vietnam dove lavoro per la Piaggio.
    Sai una curiosita' ?
    Durante i miei anni di lavoro sono stato anche spesso nei posti dove e' stato mio padre come Egitto, India e China.... evidentemente era scritto nel nostro destino.
    Grazie ancora
    Giuseppe
    giuseppe.messina0@alice.it

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  2. Ciao Marco,
    mio nonno Michele mi avrà raccontato l'ansia di quei giorni almeno 1000 volte!! mi ha fatto tanto piacere leggere questo articolo nel tuo blog!
    Ciao e complimenti per il sito!!

    Salvatore Viscuso

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    1. anch'io ho avuto una perdita su quel incrociatore,mi è rimasto una sua foto e una foto della sua nave dove ha perso la vita in quella battaglia ,si chiamava urnera carmelo ed era un marinaio e snon so altro di lui.

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  3. Ciao marco,
    sono andrea messia, sante era mio nonno.... e stasera mentre facevo delle ricerche sulla battaglia di capo spada ho trovato questo blog..... grazie mille mi ha fatto molto piacere questo articolo.
    grazie ancora

    Andrea Messina

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  4. Complimenti cugino! per me, nipote e marinaio, è bellissimo rivivere l'avventura dello Zio, raccontatami quando ero piccolo dalla Nonna e dalla zia Maria. Indimenticabile il telegramma: "salvo et prigioniero in Egitto"

    Giuseppe De Salvo

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  5. Mio nonno Rodolfo (Ermini) era sulla Colleoni. Era del 1921.
    Anche lui è stato prima in India e poi in Inghilterra.
    E' mancato ieri l'altro all'età di 94 anni. Mi ha fatto piacere leggere questa storia così simile alla sua.

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  6. Vorrei sapere del capo macchina Filiberto Salvi, presente sul Colleoni, mio caro amico marinaio mercantile, dopo la guerra, fu portato in India ? Mi raccontò dell' episodio ma non ricordo più.

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    1. Purtroppo non ho informazioni a riguardo. Mi dispiace.

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