domenica 9 ottobre 2011

Le dodici piaghe di Mili San Marco

Negli ultimi anni Mili San Marco è stato colpito da una serie di cataclismi che hanno provato notevolmente la popolazione e solo per una casistica fortunata questi eventi non hanno provocato morti tra gli abitanti del paese. Mi riferisco alle alluvioni del 1° Ottobre 2009, del 10 Marzo 2010 e del 1° Marzo 2011.

Vista immaginaria di Mili San Marco
Ma neanche i nostri antenati hanno avuto la vita facile. Da quando esiste l'abitato di Mili San Marco questi è stato soggetto, più o meno ciclicamente, a carestie e calamità naturali che hanno avuto gravi ripercusioni sulle genti, le abitazioni e, più in generale, sull'economia del territorio.

Come già detto altrove su questo blog, il paese di Mili San Marco, risale al basso medioevo, presumibilmente al 1300, e nasce come secondo nucleo agricolo sui terreni dei monaci dell'abbazia basiliana di Santa Maria nel vicino Mili San Pietro. Fino alla seconda metà del XIX secolo, il villaggio ha basato tutta la propria economia sull'allevamento di buoi, maiali, capre e pecore e sulle attività agricole, in particolare produzione di vino, olio, agrumi e bachicoltura; i bozzoli prodotti dai bachi da seta, peraltro, era lavorati sul posto e si producevano vari tipi di filato.

Nel 1595 l'isola di Vulcano cominciò ad eruttare lava e cenere che, trasportata dal vento, macchiò le piante di gelso ed uccise i bachi da seta, determinando in tutto il messinese, ma specialmente nei casali di Mili San Marco e Mili San Pietro, un periodo di crisi che mise in ginocchio la ricca e fiorente economia del circondario.

Com'è noto, infatti, i bachi da seta hanno un notevole appetito e mangiano le foglie di gelso giorno e notte, senza interruzione; la cenere lavica ha di fatto interrotto questo ciclo causando, in brevissimo tempo, la morte di tutte le larve e la fine di una ricca e prospera attività per i nostri predecessori.

Isola di Vulcano
Nel 1712 un intensa orda migratoria di locuste causa un'altra tremenda carestia in tutta la zona. Come si apprende dallo storiografo Caio Domenico Gallo, sciami dei famelici insetti invasero il versante costiero del territorio messinese causando danni ingenti alle colture e generando una nuova crisi economica nei villaggi che sull'agricoltura basavano la propria finanza, incluso il nostro paese.

Invasione di locuste
Nel 1743 l'epidemia della peste colpì Messina e si estese inevitabilmente anche al territorio di Mili San Marco. La peste bubbonica, che sembrava fosse sparita dalla scena europea facendo risalire la sua ultima apparizione all'epidemia londinese del 1965, riapparve nelle città dello stretto ed ebbe conseguenze spaventose. Il morbo arrivò nel porto di Messina su una nave proveniente dall’Impero turco dove non si adottavano quelle misure di polizia sanitaria, al primo apparire del male, che venivano adottate in tutta Europa.

A Mili San Marco i morti furono 600, più 29 messinesi qui trasferiti per sfuggire al contagio. Rimasero in vita 150 persone ma dobbiamo tenere presente che in queste cifre sono conteggiati anche gli abitanti di Mili Marina e Mili Moleti registrati in modo autonomo solo dopo il censimento del 1936.

Morti appestati, sanguigna su carta bianca, Biblioteca Zelantea, Acireale
Il 5 Febbraio 1783 ancora una gravissima tragedia colpì il messinese; un terribile sisma sconvolse l'orografia peloritana e come già avvenuto in passato Messina e il contado dovettero far fronte alla spaventosa calamità. Tuttavia, i villaggi della riviera ionica anche se in gravi condizioni, affrontarono e superarono meglio il difficile momento, visto che i crolli, nonostante tutto, non determinarono le stesse perdite umane che, invece, accusò la città.

Stampa dell’epoca raffigurante il terremoto del 1783
Nel 1837, il territorio di Mili fu duramente colpito da una tremenda alluvione, a causa della quale gran parte della produzione agricola, che costituiva l'attività principale di tutto il coronario, andò perduta e determinò, peraltro, l'esodo della locale popolazione verso zone più alte allo scopo di godere di una naturale protezione da eventuali altre inondazioni.

Il 13 Novembre 1855 un'altra alluvione causò il danneggiamento di parecchie abitazioni e danni ingenti alla chiesa del paese. Stavolta il fango e i detriti arriveranno dalla fiumara non ancora delimitata dalle mura dello stradale. A causa delle violente piogge il vicino torrente straripò e a farne le spese furono diverse abitazioni e soprattutto la vecchia chiesa che subì considerevoli danni.

Il sagrestano del periodo si salvò arrampicandosi e abbracciandosi alla statua di San Marco che il fango miracolosamente non coprì. Si racconta che in quei momenti pieni di disperazione, il sagrista già avvinghiato alla scultura urlò al santo la frase «si 'a moriri, muremo assieme» e forse, per grazia ricevuta, questo non avvenne. La ricostruzione del tempio fu merito di Padre Pietro Restuccia al tempo dei fatti cappellano curato di Mili San Marco.

Un altra versione dello stesso racconto vuole che la frase che urlò il sagrestano sia stata «San Maccu quannu pattiti Vui pattu puru iò». Qualunque sia stata la fatidica frase la drammaticità di quel momento non viene certamente stavolta, e la riporto solo per completezza dell'informazione.

Col terremoto del 1908 andarono distrutti alcuni edifici e gravemente danneggiate parecchie abitazioni. Tra queste, la Chiesa di San Nicola, interamente distrutta, e la chiesa di San Marco Evangelista danneggiata nella sua parte destra, dove oggi si trova l'altare con il Crocifisso in legno.

Neanche i bombardamenti alleati del 1940-43 risparmiarono il villaggio specie nel suo territorio più a valle, che fu duramente colpito, sebbene oggi le ferite di quei giorni infelici appaiono completamente rimarginate.

Bombardamenti su Messina
Poi ben quattro alluvioni che hanno causato diversi eventi franosi, a cui è seguito lo scivolamento a valle di colate di fango e detriti che hanno invaso il paese. Sono le alluvioni del 1917, del 1935, del 6 Novembre 1974 e quella del 4 Ottobre 1996.

Alluvione Mili San Marco, 1974
Da questo triste conteggio ho escluso volutamente gli avvenimenti accaduti dopo il '96 che fanno ancora parte del nostro presente.

Un doveroso pensiero, infine, non può non andare alle 37 vittime del violento nubifragio del primo ottobre 2009 che pur non avendo avuto conseguenze importanti sull'abitato di Mili, ha colpito duramente i villaggi della zona più a sud, da Giampilieri ai comuni di Itala e Scaletta Zanclea. Proprio nei giorni in cui preparavo questo articolo ricorreva il secondo anniversario dalla tragica alluvione.

Bibliografia:
G. M. Allone, S. Vadalà, Il III quartiere Normanno, Messina, E.D.A.S., 1995

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