Il 30 Gennaio 1943, in piena seconda guerra mondiale, un B-24 Liberator della Air Force statunitense veniva abbattuto dalla contraerea dell'Asse e dopo un volo incerto di diverse miglia il veicolo precipitava proprio in «contrada Milese».
Un B-24 Liberator |
La città di Messina ha pagato un pegno altissimo a causa della guerra subendo ben 4 bombardamenti navali e addirittura 2805 bombardamenti aerei, da parte della colazione anglo-americana. Una di quelle bombe è caduta, inesplosa, vicino al camposanto di Mili, altre nel territorio più a valle, come già ricordato nell'articolo Le dodici piaghe di Mili San Marco.
Le incursione aeree sulla città iniziarono il 9 Gennaio 1941, ma è nel periodo compreso tra la notte del 29 Luglio e il 17 Agosto 1943 che si registrò il maggior numero di attacchi sul centro abitato, con bombardamenti non più, in prevalenza, notturni ma anche diurni. Solo nelle prime due settimane dell'Agosto '43, vennero sganciati sul nostro territorio 6542 tonnellate di esplosivo.
Il perché di un simile accanimento è presto spiegato: dopo il sisma catastrofico del 1908 i governatori della città costruirono le abitazioni e gli edifici pubblici rispettando le norme antisismiche del tempo e ricorrendo al cemento armato. Messina fu la prima città in Italia a sperimentare tale tipologia costruttiva, e la cosa riuscì davvero bene al punto che, pur avendo subito già numerosi bombardamenti, chi navigava nei cieli dello Stretto vedeva la città sempre integra e perfetta, quindi, pensando che non fosse passato ancora nessuno, iniziava a bombardare con maggiore accanimento e ferocia.
La città divenne ben presto un luogo fantasma. I messinesi esasperati dai continui bombardamenti si rifugiarono nelle campagne vicine, sulle colline e nei villaggi periferici, compreso il nostro Mili San Marco, dove vennero costruite numerose baracche per accogliere gli sfollati della città.
Contraerea nel porto di Messina, 28/05/1942 |
I velivoli alleati furono ostacolati dal fuoco delle 52 batterie italiane e tedesche, dislocate a protezione del traffico dello Stretto. Ed è proprio da una di queste unità che partirono le raffiche di fuoco che abbatterono il Liberator poi precipitato a Mili.
Quel giorno, alle ore 3.20 i quadrimotori alleati tornano all'attacco. Numerose bombe esplodono nei pressi della stazione marittima, sui binari della centrale, nello specchio di mare antistante la Torre della Lanterna. Il serbatoio di nafta per le navi traghetto è incendiato. Le fiamme si alzano nel cielo illuminato a giorno da centinaia di bengala lanciati dagli aerei civetta. Anche la fotoelettrica di Gesso viene colpita. L'incursione ha termine alle 5.56.
Alle 12.20, undici Liberator in due formazioni, una di 5 aerei proveniente da Locri (RC) e la seconda di 6 aerei provenienti da Alì (ME), investono la città. L'allarme è suonato 9 minuti prima, alle 12.11. Le bombe della prima formazione colpiscono numerose abitazioni a Valle degli Angeli, in via Catania, via Piemonte, via Porta Imperiale, Piazza del Popolo, via Nino Bixo; quelle della seconda prendono d'infilata il centro urbano da villa Mazzini fino all'Università coinvolgendo via Romagnosi, via Cavour, via San Camillo, via Consolato del Mare, via Cesare Battisti. Sono colpiti oltre a numerose case, il Palazzo Municipale, la Filarmonica Laudamo, la facoltà di Chimica dell'Ateneo. L'allarme ha termine alle 12.42. Il dramma si è concluderà in 31 minuti: i morti accerati saranno 46, i feriti 105.
Nel pomeriggio alle 17.15 l'offensiva delle fortezze volanti riprende. Cinque velivoli provenienti da nord-est sganciano sull'abitato e si allontano in direzione di Bova Marina (RC). Risultano seriamente colpiti: la stazione marittima, le invasature delle navi traghetto, via S. Cecilia, via Maddalena, via Dei Mille, l'albergo Venezia. Altri 5 morti e numerosi feriti.
Il bollettino n. 980 del 30 Gennaio 1943 comunica: «Nel cielo di Messina la caccia italiana intercettava ieri un apparecchio incursore che si schiantava in mare presso S. Margherita. Un altro velivolo veniva distrutto dal tiro della difesa. Nelle prime ore di stamane bombardieri nemici hanno nuovamente volato su Messina lanciando numerose bombe: danni notevoli. L'artiglieria contraerea ha abbattuto due velivoli nemici, uno precipitato in mare presso Mili in contrada Milese, l'altro nel porto a levante della Cittadella.»
Il bollettino non è chiaro. Parla di un aereo precipitato a mare, a Mili (Marina) ma poi specifica in «contrada Milese», quindi una località ben precisa del territorio. Dunque l'aereo è precipitato a mare o si è schiantato a terra? Ho chiesto a molte persone dove potesse essere caduto quest'aereo ma nessuno mi ha saputo specificare una contrada con tale nome. Tra i ricordi appannati di vecchi racconti, qualcuno ha fatto il nome del ponte della ferrovia a Mili Marina, come luogo dell'impatto, e questo potrebbe giustificare gli «avvistamenti» degli spiriti di alcuni soldati morti che molti dicevano di vedere proprio in quel luogo.
Oppure, più verosimilmente, è precipitato nel «nostro» mare, e da qualche parte laggiù, ci sono i resti del bombardiere che forse, un giorno, qualcuno scoprirà.
(Im)Probabile luogo dell'impatto |
Una cosa certa però l'abbiamo: la vita quotidiana dei messinesi in quegli anni è stata un vero incubo scandita com'era dalle sirene d'allarme e dall'angoscia. Alla fine le cifre ufficiali parleranno di 7000 morti ma sono molti i dispersi, fatti a pezzi dalle bombe, sepolti dalle macerie o bruciati dal fuoco, che non figurano in questo triste conteggio. E non vanno dimenticati neanche i casi di delirio senile che hanno afflitto molti giovani del tempo, «rintronati» dalle continue deflagrazioni.
Il 17 Agosto 1943 le truppe alleate entrarono in città, ponendo fine alla guerra a Messina e liberando la Sicilia. L'Italia, tuttavia, rimaneva ancora sotto la barbarie nazi-fascista e molti giorni sanguinosi dovevano ancora venire.
21/11/2012
Una discussione con Pippo Messina (ATM) ha fornito nuovi ed interessanti indizi su questa storia. Pippo mi riferiva di aver sentito da un testimone del tempo, il sig. Passeri († 2011), come sono andate realmente le cose. Siamo nel 1943 e il nostro uomo lavora presso una sezione dell'Arsenale Militare di Messina dislocata a Tremestieri destinata alla riparazione e al rifornimento dei sommergibili. Quel giorno era un Venerdì e l'aereo precipitò nel tratto di mare tra Mili Moleti e Galati Marina.
Il comandante dell'aereo ripescato da un gommone ancora in vita, forse non ha retto alla tensione, e si è sparato un colpo alla nuca subito dopo. Era un giovane di circa 25 anni. Gli altri membri dell'equipaggio, 8/9 persone, vennero tratti in salvo da una motovedetta.
L'impronta della Seconda guerra mondiale è stata pesante in tutto il Meridione. La storia delle nostre terre è un patrimonio importante da preservare. Anch'io, nel mio piccolo, sto provando a dare un contributo.
RispondiEliminaWorld War 2 è stato un incidente terribile per l'intera Europe.All questi giganti volanti erano così distruttivo e diventare una fonte di milioni di morti, ma nonostante questo fatto il mondo sta ancora facendo le armi di distruzione di massa, tra cui bombe nucleari, missili e warships.I che il mondo è un luogo ideale per vivere e divertirsi con le
RispondiEliminaauto rc , piuttosto che spendere soldi per l'acquisto e la produzione di queste armi distruttive.